Coppa veloce al cioccolato
6/8 coppe
Mousse al cioccolato
400gr cioccolato fondente
1dl acqua
4 tuorli
4 albumi
100gr zucchero
500gr panna montata
croccante di nocciole (o mandorle)
100gr cioccolato bianco
200gr panna
1 vaschetta gelato caffè
300gr circa Biscotti frollini
1 bicchiere caffè espresso freddo
Occorrente:
Coppe o bicchieri
Sbattitore elettrico
Ciotole
Spatola lecca pentole
Frusta
Spallinatore da gelato
Saca a Poche
Procedimento:
Sciogliere a bagnomaria il cioccolato bianco. Tritare i biscotti facendoli a pezzetti grandi come nocciole. Versare i biscotti nel cioccolato bianco, amalgamare bene e versare su un foglio di carta forno ben separati. Lasciare in frigo. Fare delle palline di gelato aiutandovi con uno spallinatore ( il segreto è nel bagnarlo spesso) adagiarle distanti su carta forno e riporre in frizer ( controllate che il vostro congelatore sia almeno a -18°C).
Prepariamo la Mousse. Sciogliete a bagno maria il cioccolato fondente insieme all’acqua, mescolando di frequente. Intanto montare a schiuma i tuorli e lasciarli da parte. Montare a neve gli albumi con lo zucchero avendo cura di aggiungere quest’ultimo piano piano ( a pioggia ) a partire dal momento in cui l’albume comincia a diventare bianco. Montare la panna semimontata ( deve scrivere ma non essere troppo dura).
Una volta sciolto il cioccolato aggiungere con una frusta delicatamente i tuorli. Aggiungere sempre delicatamente gli albumi con una spatola lecca pentole e successivamente anche la panna. Lasciare da parte.
Montare l’altra panna che avevamo comprato (200g) semimontata.
Montaggio del dolce:
Sbriciolare un po’ di croccante sul fondo del bicchiere. Mettere un dito di spuma al cioccolato ( un sac a poche facilita l’operazione). Uno strato sottile di panna semimontata. Biscotti al cioccolato bianco spezzettati per circa un cm. Di nuovo spuma al cioccolato. Qualche pezzettino di croccante qua e la. Riporre in frigo. Al momento di servire posizionare al centro sopra la spuma la pallina di gelato al caffè, e bagnare con uno o due cucchiai di caffè espresso freddo lievemente zuccherato. E’ consigliato finire il dessert 10-15 min prima di servirlo cosi che il gelato abbia il tempo di arrivare a temperatura e non risultare troppo duro.
Consigli
– Avere sempre una dose di mousse al cioccolato in freezer puo salvare molte cene improvvise. Basta riporlo in una vaschetta e scongelarlo la sera prima della cena. Si possono creare a la minute coppe sfiziose come questa con gli ingredienti che avete in casa ( frutta fresca, secca, salsine o marmellate ecc) e la vostra buonissima spuma al cioccolato di scorta!
Panna cotta bigusto con salsa Passione
8/10 porzioni
Panna Cotta Vaniglia
600gr Panna
3pz Gelatina in fogli ( 12g)
60 gr Zucchero
1pz Stecca Vaniglia
Panna Cotta Lampone
400gr Panna
100gr Succo Lampone
100gr Lamponi Freschi Frullati
Oppure 200gr Lamponi Freschi Frullati
3pz Gelatina in fogli ( 12g)
60gr Zucchero
Salsa Frutto della Passione
6 Frutti della Passione
3 cucchiai di zucchero
Occorrente
Pentolino, Frullatore, Bicchieri in vetro, Frusta
Procedimento
Iniziamo con la Panna cotta ai Lamponi.
Mettere in ammollo la gelatina in acqua fredda. Portare ad ebollizione la panna con lo zucchero, togliere dal fuoco e aggiungere il succo e i lamponi freschi frullati (o solamente i lamponi freschi frullati seguendo le dosi). Mescolare accuratamente con una frusta e versare nei bicchieri per circa 3-4 cm facendo attenzione a non sporcare i bordi. Far riposare in frigo finche non rapprende, alemno 2 ore (quando si ha poco tempo il freezer è un ottimo alleato, bisogna solo stare attenti a non metterci cibi troppo caldi; dunque aspettate che la panna cotta sia a temperatura ambiente, poi versatela nei bicchieri e successivamente riponetela 30min in freezer).
Nel frattempo preparate la panna cotta alla vaniglia.
Mettere in ammollo la Gelatina. Portare ad ebollizione la panna con lo zucchero e la stecca di vaniglia (aprirla a metà, grattare il contenuto e mettere tutto, compresa la bacca, nella panna). Togliere dal fuoco, recuperate la stecca di vaniglia e gettatela, e aggiungere la gelatina. Lasciate che raggiunga la temperatura ambientale. Versatela ora sulla panna cotta al lampone sempre di circa 3-4cm. Se la verserete calda sullo strato di panna cotta al lampone si scioglierà e mischierà tutto.
Adesso preparate la salsa al frutto della passione. Tagliate a metà il frutto e con un cucchiaio grattate l’interno. Versatelo in un pentolino con lo zucchero e fatelo addensare fin quando, mettendo un cucchiaino dentro e facendo una striscia con il dito sul suo retro non resteranno 2 parti abbastanza distinte. Fate raffreddare bene e versatene un cucchiaio sulle panne cotte.
Consigli:
– è importante metter i fogli di gelatina uno per uno in acqua fredda, per evitare che si attacchino
– un idea in più potrebbe essere quella di frullare 100g di lamponi freschi e aggiungere 30g di zucchero.
Versarli in degli stampini grandi come una moneta da 2 euro (va bene anche una formina da ghiaccioli, meglio se in silicone, altrimenti rivesti tela di pellicola) e congelarli. Adagiateli sulla panna cotta al lampone già rappresa, prima di versare quella alla vaniglia (accertatevi che non sia calda!). Avrete così un cuore cremoso di lampone all’interno della vostra panna cotta. Vi consiglio di servirla il giorno seguente così che il vostro cuore al lampone abbia il tempo di scongelarsi per bene.
Torta Fresca di Yogurt e Ricotta alle Fragole
per 6/8 persone
Base
220g di biscotti frollini
120g burro fuso
Torta
250g Yogurt alle Fragole
250g Ricotta Vaccino
125g Zucchero a Velo
il Succo ½
Limone
400g Panna Montata
16g Gelatina in fogli (colla di pesce)
Gelatina
250g Fragole
Fresche
80g Zucchero
5g Gelatina in fogli*
Fragole Fresche per decorare
Occorrente
Sbattitore elettrico
Mixer
Spatola lecca pentole (Marise)
Frusta
Ciotola
Pentolino
Stampo per torta tondo inox senza fondo
Procedimento
Prima di tutto foderare l’esterno dello stampo con della carta alluminio ben stesa sul fondo.
Ritagliare un cerchio di carta forno della grandezza dello stampo e adagiarlo sul fondo.
Adagiare lo stampo su un supporto piano come ad esempio un piatto o un vassoio.
Tritare al mixer i biscotti fino a ridurli in polvere. Mescolarli insieme al burro e metterli nello stampo avendo cura di pressare bene sul fondo con un cucchiaio, creando uno strato compatto alto poco piu di ½ cm. Riporre in frigorifero per al meno 1h ( in mancanza di tempo si può lasciare in freezer per 20 min).Mettere in ammollo la gelatina in fogli in acqua ben fredda.
Montare la panna nello sbattitore elettrico e riporla in frigo.
In una ciotola mescolare con la frusta lo zucchero, la ricotta e lo yogurt. Mettere in un pentolino il succo di limone e far scaldare senza far bollire. Togliere dal fuoco e scioglierci dentro la gelatina, dopo averla tolta dall’acqua e strizzata, mescolando bene. Aggiungere il limone e la gelatina sciolta al composto di ricotta, yogurt e zucchero e mescolare con cura. Aggiungere ora la panna montata usando il lecca pentole facendo movimenti dal basso verso l’alto. Versare il composto cosi ottenuto nello stampo e lasciare riposare circa 2h in frigorifero.
Per la copertura: Frullare le fragole e metterle in un pentolino insieme allo zucchero. Mettere in ammollo la gelatina in fogli nell’acqua fredda. Far bollire 5 min, togliere dal fuoco e aggiungere la gelatina in fogli. Attendere che il composto diventi a temperatura ambiente e versarlo sulla torta. Una volta rappresa, passare delicatamente un coltello intorno alla torta e sformarla ( congelare la torta aiuta notevolmente l’operazione) Decorare con fragole fresche e servire.
Consigli:
-Il gusto dello yogurt può essere sostituito con il gusto che più preferite.
-Tenete da parte un paio di cucchiai di gelatina di fragole e allungatela con un cucchiaio di acqua. Potrete usarla per laccare le fragole fresche che utilizzerete per decorazione, evitando che si formi quell’anti-estetica crosticina che si forma sulla frutta tagliata che prende aria.
Rosa pizzetta
questa è una ricetta facilissima, che viene sempre bene, che si può fare con qualsiasi cosa si ha in casa e allieta aperitivi o rinforza menù che ci sembrano un po’ poveri!
pasta per la pizza
ingredienti per l’impasto
500 gr di farina 0 (meglio se mista, io ad esempio uso 250 farina 0, 100 di grano duro e 150 di manitoba)
25 gr di lievito di birra (o una bustina di lievito secco)
15 gr di sale
10 gr di zucchero
50 gr di olio extravergine di oliva
1 (o al massimo 1 e 1/2) bicchiere d’acqua tiepida circa 300ml
Versate la farina in una ciotola e fate un buco al centro. Prendete un bicchiere d’acqua che avrete stiepidito (è importante: non fredda e non bollente), versate dentro il lievito di birra e lo sciogliete, aggiungete lo zucchero rimestate ancora e versatelo nel buco della farina. Girate lentamente cercando di prendere la farina man mano, tentate di usare solo una parte di farina lasciandone un po’ ai bordi e ottenendo un impasto morbido e lento al centro. A questo punto prendete la restante acqua, aggiungete il sale e l’olio, versatela nella farina e continuate a impastare prendendo tutta la farina. Tenere a parte un po’ di acqua tiepida e un po’ di farina che aggiungerete, se necessario, l’impasto deve risultare morbido ma si deve staccare dalle pareti della ciotola.
A questo punto lo coprite bene con un panno e lo lasciate riposare un paio d’ore.
Riprendete l’impasto e lo mettete su una spianatoia, strapazzatelo un po’, e dividetelo in tre parti uguali.
Ne prendete uno alla volta lo stendete sottilmente (ma non troppo) circa ½ cm, spalmate sopra il ripieno, lasciando un centimetro lungo i bordi, e l’arrotolate come fosse un salame.
Prendete la teglia da forno (sempre con la carta forno) tagliate il salame a fettine di un centimetro e mezzo e adagiatele sulla pirofila distanziandole, perché non si attacchino: irrorate con l’olio a filo ogni rosellina, poi in forno per 20 minuti. Devono essere ben dorate.
Più veloce
Compriamo l’impasto per la pizza già pronto dal fornaio e ancora più veloce i rotoli confezionati già stesi che troverete nel banco frigo di ogni supermercato.
I RIPIENI
Ci si mette di tutto e di più!
Spinaci:
500g di spinaci
200g di ricotta
100g di prosciutto cotto
30 g di parmigiano
olio, sale, pepe, un pizzico di noce moscata
lavate e lessate gli spinaci, li scolate molto bene e li ponete nel mixer insieme agli altri ingredienti, poi spalmate la farcia sulla pasta e arrotolate e tagliate a fette.
Broccoli:
1 broccolo romanesco
2 salcicce
100 g di cacio cavallo
olio, sale, pepe
lavare e lessate il broccolo, lo scolate e lo sbriciolate sulla pasta stesa. Spellate le salcicce crude e sbriciolandole con le mani le mettete sulla pasta, aggiungete il cacio cavallo ridotto a cubetti , il pepe e arrotolate (qui con il sale state attenti, se avete lessato il broccolo in acqua salata sarà sufficiente, perché le salcicce e il formaggio sono già abbastanza saporiti) e tagliate a fette.
Scarola:
1 cespo di scarola
10 olive nere
5 filetti di acciugha
100 g di formaggio tipo caciotta
olio, sale, pepe,
Prendete una pentola antiaderente, mettete l’olio un peperoncino ed un aglio in camicia schiacciato. Dopo averli soffritto per 3 minuti toglieteli e aggiungete la scarola lavata e scolata. Fate cuocere per 7/8 minuti.
Togliete dal fuoco fate intiepidire e versate sulla pasta stesa, aggiungete le acciughe, le olive denocciolate e tagliate a pezzetti, il formaggio a dadini, il pepe, arrotalate e tagliate a fette.
Pancetta:
10 fette di pancetta arrotolata
5 fette di fontina (150g)
olio, sale, pepe,
Versate sulla pasta stesa un filo d’olio e coprite con le fettine di pancetta, aggiungete le fette di fontina e il pepe (anche qui pochissimo sale perché la pancetta renderà tutto già abbastanza saporito) arrotalate e tagliate a fette.
Pomodoro piccante:
un bicchiere di salsa di pomodoro
5 acciughe
50 g di parmigiano
1 scamorza piccola
20 capperi piccoli
olio, sale, peperoncino
Versate sulla pasta la salsa di pomodoro (meglio se un sugo di pomodoro già cotto, in alternativa va bene anche un semplice passato di pomodoro, in questo caso aggiungete alla polpa di pomodoro due cucchiai d’olio) mettete le acciughe, i capperi lavati e sgocciolati, la scamorza tagliata a dadini, il parmigiano e il peperoncino in polvere, arrotalate e tagliate a fette.
Radicchio e gorgonzola
un cespo di radicchio
150 g di gorgonzola piccante
un bocconcino (125 g di ozzarella)
olio, sale, pepe
Lavate il radicchio tagliatelo a striscioline, passatelo in padella con due cucchiai d’olio per 5/6 minuti, aggiustate di sale e pepe, fate raffreddare e versate sulla pasta. Aggiungete il gorgonzola e la mozzarella a piccoli cubetti, arrotalate e tagliate a fette.
Potremmo continuare all’infinito, e potete farlo da soli, due, tre ingredienti rimasti in frigo e il gioco è fatto!
MadamaRicetta
Polpette di melanzane e tonno
Ingredienti
3 melanzane medie (lunghe o tonde)
200 g. di tonno sott’olio
2 uova
50 g. di parmigiano grattugiato
tre fette di pane raffermo
½ spicchio d’aglio
un ciuffo di prezzemolo
pangrattato q.b.
sale, pepe e olio evo
Preparazione
Mettete le fette di pane in acqua, quando sono ben ammorbidite scolatele e strizzate bene.
Lavare le melanzane, privarle del gambo e della corolla e tagliarle a dadi, lessarle per 5 minuti in acqua (se avete il microonde potete cuocerle in un contenitore coperto per 10 minuti). Fatele intiepidire e scolate tutta l’acqua in eccesso.
Versare nel mixer le melanzane, unite l’aglio ed il prezzemolo tritati, il sale, il pepe, le uova, il tonno sgocciolato, il parmigiano, il pane strizzato e amalgamare bene gli ingredienti, aggiungete un po’ di pangrattato se vi sembreranno troppo morbide (l’impasto deve essere morbido ma omogeneo e consistente dovete poterlo tenere in mano agevolmente per fare delle polpettine).
Formare quindi, con le mani inumidite, delle polpettine leggermente schiacciate e ponetele su di una teglia da forno con sotto la cartaforno. Versate sopra ogni polpetta un po’ d’olio a filo. infornate fino a che saranno ben dorate (circa 30 minuti a 200°).
Si possono anche figgere in olio bollente (per circa otto minuti, voltandole con due forchette; ricordate di metterle su un foglio carta assorbente per toglierne l’olio in eccesso) sono sicuramente più buone ma il fritto oltre che attentare alla nostra linea fa un sacco di cattivo odore in cucina.
Sono ottime sia calde che fredde, si prestano per aperitivi, happy hour, antipasti e contorni.
Soprattutto visto che sono buone anche fredde si possono preparare il giorno prima!
MadamaRicetta
La forma del latte
Morbida, fresca, dolce, cremosa, di color bianco lucente. Di cosa stiamo parlando? Della ricotta naturalmente, la forma del latte (parafrasando il titolo di un celebre romanzo di Andrea Camilleri), un cibo delizioso quanto semplice e naturale che ha il gusto dei pascoli e del latte appena munto e la sapienza antica di gesti tramandati da infinite generazioni. Un passato lontanissimo e tenacemente conservato da quella cultura materiale che è l’altra faccia della cultura alta (testimonianze letterarie e artistiche) e altrettanto indispensabile a ricostruire i modi e le ragioni dell’agire umano, cioè le faticose tappe del cammino dell’umanità.
La ricotta viene prodotta dal siero del latte che residua dalla lavorazione del formaggio ( è dunque un latticino non un formaggio!) attraverso una leggera acidificazione e cottura a circa 80 gradi (da qui il suo nome, ri-cotta cioè cotta due volte) e ha origini talmente antiche che si perdono nel mito. I Greci attribuivano infatti la sua scoperta ad Aristeo, figlio del dio Apollo e della bellissima ninfa Cirene, che dalle Muse apprese le arti dell’apicoltura, della coltivazione dell’ulivo e della lavorazione del latte. Nel corso dei secoli troviamo altre due rifondazioni del mito, una pagana e l’altra cristiana.
La più antica testimonianza letteraria della ricotta appartiene al IX canto dell’Odissea, dove Ulisse incontra Polifemo. Il celebre episodio è indissolubilmente legato all’astuzia di Ulisse, all’esaltazione delle sue capacità (Ulisse acceca il gigante e non gli rivela il suo vero nome, scampando così alla vendetta), ma se proviamo a invertire la prospettiva in questi versi giganteggia (è proprio il caso di dirlo!) la figura di Polifemo. Mostro orrendo e crudele, dotato di una straordinaria quanto distruttiva forza e per nulla somigliante, dice Omero, “alla stirpe che di pan si nutre”, Polifemo è il primo produttore di formaggi di cui resta memoria. Abitante solitario di una grotta vicina al mare, circondata da pini altissimi e ombrose querce, vive tra pecore e capre, conche e catini dove munge il latte, graticci dove conserva i formaggi. Qui Ulisse, senza ascoltare il suggerimento dei prudenti compagni, che lo esortavano a raggiungere in fretta le navi prima che il mostro rientrasse, si ferma a mangiare del “rappreso latte”, cioè della incantevole e golosa ricotta.
Più avanti, nel mondo latino, latticini e formaggi escono dalla letteratura per entrare nella trattatistica, con opere dedicate all’agricoltura, all’allevamento degli armenti e alla pastorizia, mentre un canestro di ricotta risplende su uno sfondo azzurrissimo nella pittura parietale del tempio di Iside a Pompei.
A lungo la ricotta, per le qualità nutrizionali e il basso costo, fu considerata un alimento povero. Basti pensare che ancora nei primi anni del secolo scorso i pastori della campagna romana – il Lazio è tra i grandi produttori di latticini e di formaggi – ricevevano come compenso una lira e cinquanta centesimi al giorno insieme a pane, polenta, ricotta e sale. Nella società antica e medievale sui latticini e più in generale sui formaggi, come osserva lo storico Massimo Montanari, pesava infatti il pregiudizio verso l’alimento latte, che era collegato all’idea d’infanzia e, per estensione, a quella della barbarie. Insomma i consumatori di latte erano considerati dei primitivi, eredi di quella società pastorale che consumava cibi forniti dalla natura, mentre gli evoluti erano i rappresentanti di una società agricola che utilizzava cibi inventati dall’uomo a partire dai prodotti naturali (ad es. il pane e il vino). Naturalmente la linea di demarcazione passava tra chi poteva spendere per nutrirsi e chi a stento aveva di che sopravvivere. Per i primi i derivati del latte erano tutt’al più un “ornamento delle tavole”, cioè uno dei tanti ingredienti di vivande elaborate, per gli altri una fonte primaria di nutrizione.
È durante il Medio Evo che si avviò il lento processo di nobilitazione dei derivati del latte, grazie alle istituzioni monastiche che continuarono a produrre latticini e formaggi. È in questo contesto che avviene la seconda rifondazione, questa volta cristiana. Protagonista non è più il mitico e ottuso gigante omerico, ma San Francesco che, giunto nel Lazio per organizzare una rappresentazione vivente della nascita di Gesù, avrebbe insegnato ai pastori l’arte di produrre la ricotta. La leggenda, ingentilita dalla presenza del santo della fraternità dell’umiltà e della povertà, fissa dunque nell’immaginario il ruolo che i monaci ebbero durante il Medio Evo: non solo depositari della cultura classica, di cui continuavano instancabilmente a trascrivere e quindi conservare le opere, ma anche delle tecniche della produzione casearia.
Col tempo e soprattutto grazie alla grande creatività della cucina italiana, che ha valorizzato alimenti considerati marginali e inventato accostamenti inediti e talvolta felicemente arditi, la ricotta ha conquistato un ruolo di vera protagonista in cucina e sulla tavola, perché duttile, versatile e generosa. La ricotta infatti può essere ricavata dal latte di vacca, di pecora, di capra, di bufala – con relative lievi variazioni nella consistenza e nel gusto – può essere fresca, stagionata, infornata, affumicata, speziata. La si può mangiare così com’è, magari con una spolverata di zucchero o, meglio ancora, accompagnata da un colata di miele. A proposito di questa ghiottoneria racconta Giorgio Vasari, il primo storico dell’arte italiana con le sue cinquecentesche Vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, un aneddoto riferito al grande Giotto. Ancora ragazzo, mentre badava al gregge, con una pietra appuntita disegnò una pecora su una “lastra piana e pulita”. Il caso volle che proprio allora passasse di lì Cimabue, pittore di grande fama, che si fermò ad ammirare quella figura incisa e subito, riconoscendone il genio, invitò il giovane pastore ad apprendere l’arte della pittura nella sua bottega. Leggendario incontro al quale qualcuno ha aggiunto un particolare ancora più leggendario: Giotto avrebbe offerto a quello sconosciuto di passaggio il suo pasto, della ricotta addolcita con il miele. Che sia vero o no questo fortuito incontro non conta molto e comunque ci piace credere a questa storia a lieto fine: l’intuito di Cimabue, il talento di un giovane pastore, il profilo realistico di una pecora e una ciotola di ricotta. Ingredienti questa volta non di una ricetta di cucina, ma di uno straordinario destino di artista.
Per la sua grande versatilità la ricotta si utilizza in cucina dagli antipasti ai dolci. La ricotta fresca si abbina infatti a tutti i colori e a tutti i sapori del mondo, perché non copre gli altri ingredienti, al contrario li esalta, li ammorbidisce, li lega. Discreta e generosa, ma sontuosa sempre, con il rosso del pomodoro dei cannelloni alla sorrentina, gli scrigni gialli dei ravioli, la morbidezza smeraldina degli spinaci o le sfumature malachite del cavolo nero dei toscanissimi gnudi (ravioli nudi, cioè senza il vestito di pasta), con il pallore della torta alle pere, l’oro e l’arancio dei canditi, il bruno del cioccolato, l’arcobaleno barocco della cassata siciliana. La ricotta stagionata cade invece come una nevicata di fiocchi saporosissimi sulla pasta alla Norma (un altro capolavoro, pari all’opera di Bellini che le ha dato il nome), sui fusilli alla bottarga di tonno dell’isola di Salina, sulle penne al pesto di pistacchi di Bronte.
Un’ultima curiosità prima di concludere. In molti paesi italiani si celebrano sagre legate a prodotti della gastronomia locale. Non sfugge a questo festoso omaggio popolare la ricotta e tra le sagre ad essa dedicate famosa è quella di Vizzini, il paese siciliano legato al nome e alla penna del grande Giovanni Verga. Inoltre in due località – Pietracatella, piccolo centro del Molise e Carlantino (Foggia) – si celebra una festa in onore della Madonna della ricotta. L’appellativo affettuoso attribuito a Maria, un modo di avvicinare il quotidiano all’eterno, è anche l’atto di devozione di chi doveva affrontare la transumanza, un viaggio che portava pastori e greggi verso il sud, dai pascoli estivi a quelli invernali, e che riservava incognite e pericoli.
Un esilio breve e con il ritorno certo, ma pur sempre un esilio. Così i pastori invocavano Maria a protezione e in segno di ringraziamento le offrivano la loro unica ricchezza, la ricotta.
Francesca Romana de’ Angelis
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