Sarah Zuhra Lukanic (Roma)
Mi chiamo Sarah Zuhra Lukanic e Madama Ricetta mi ospita come una corrispondente intrusa. Sapete che nelle feste c’è solitamente un ospite imbucato. Ecco, cercherò di essere uno di questi. Una specie di Principe Giovanelli della situazione. Sarò la vostra Madama Lukas. Tutta l’esistenza l’ho passata come un contenitore delle storie altrui, qui sarò un contenitore delle ricette altrui. Per ben sedici anni ho lavorato come sommelier, bar woman e barista. Ho lavorato anche alla Buvette della Camera e del Senato. Ho trovato un compagno che cucina meglio di me, quindi mi limitò ad accostare l’abbinamento giusto. Sono mamma e scrivo. Cercherò di regalarvi qualche bella ricetta dalla cucina delle mie amiche poete in giro per il mondo (www.compagniadellepoete.com).
Per cominciare ho deciso di donarvi una ricetta di una mia amica triestina di adozione e nativa di Bombay, Laila Wadia ( http://collettivoalma.wordpress.com/).
Lezioni di biryani a Bruxelles
Un paio d’anni fa mi ritrovai nel cuore dell’Europa alla ricerca di un quotidiano italiano. Entrai in un negozio gestito da una famiglia pakistana e volti e odori famigliari mi spinsero a rivolgermi al gestore con un “salam alaikum”, rivelando però subito dopo le mie origini indiane.
L’uomo mi squadrò e non esitò a rimproverarmi: “Ci sono differenze tra di noi, sorella? Non parliamo forse la stessa lingua, non mangiamo forse lo stesso cibo, non abbiamo in comune millenni di storia prima che una mano straniera arrogante ci dividesse in due nazioni soffiando sulla insicurezze della gente? Perché mi riveli la tua religione ancora prima del tuo nome?”
Scusandomi mille volte, cercai di spiegargli che il senso della mia attività da scrittrice era proprio quella di abbattere i pregiudizi, ma l’uomo non sembrò crederci molto. E proprio come il suo rimprovero era nettamente orientale – pronunciata a voce bassa, punteggiato da lemmi colti e scanditi come una poesia – la sua fermezza fu irremovibile come gli Himalaya. “L’avrei invitata a condividere il biryani che ha preparato mia moglie per pranzo,” continuò l’uomo. “Un piatto fatto con ingredienti provenienti da ogni angolo della terra e tecniche di cottura che celebrano l’incontro di culture, ma visto che lei preferisce sottolineare le differenze, è meglio lasciare stare.”
Mentre mi allontanavo dal suo esercizio con la testa bassa, l’uomo mi chiese dove vivevo. “In Italia? Ah, ecco ora capisco tutto. Da figlia del Mahatma Gandhi forse sei diventata figlia di Bossi.”
Ogni volta che mangio il biryani rammento quel mio errore e penso alle parole sagge di quel fratello edicolante di Bruxelles. Forse sbaglia ora il Prof. Sartori a citare (nel suo articolo “Diritti e doveri degli italiani a tempo” sul Corriere della Sera) l’esempio del voto disgiunto tra mussulmani e indù all’alba della spartizione dell’India come pietra di paragone per non concedere il voto agli immigrati in Italia? Un buon biryani aiuterebbe a fargli cambiare idea?
Biryani di pollo (dosi per 6 persone)
Ingredienti:
Per il pollo: 4 cucchiai di olio; 4 patate spelate a cubetti; 2 cipolle; 2 spicchi di aglio; 1/2 cucchiaino di curcuma, cumino in polvere, zenzero, sale; 2 pomodori a pezzetti; 2 cucchiai d yoghurt; mezzo chilo di petto di pollo tagliato a dadini
Per il riso: mezzo cucchiaino di zafferano, cardamomo, cannella, chiodi di garofano, zenzero; una cipolla; 250 g riso basmati.
Procedere prima a cucinare il pollo soffriggendo le cipolle e l’aglio con le spezie, aggiungendo il pomodoro e lo yoghurt fino a formare una crema densa. Salare a piacere. Aggiungere il pollo a dadini e allungare con un po’ di acqua se necessario. Cucinare 10 minuti. Il composto deve risultare abbastanza asciutto.
Per il riso: lavare bene il riso con acqua fredda e lasciare in ammollo per 10 minuti. Soffriggere le cipolle in poco olio. Aggiungere il sale e le spezie e infine il riso mescolando continuamente. Aggiungere due tazze di acqua e cucinare per 5 minuti. In una pirofila preparare degli strati alternando riso e pollo. Coprire con carta d’alluminio e infornare per 40 minuti.
Laila Wadia

C’è vegetariano e vegetariano
Perché dico questo? Perché mi è capitato più di una volta che il vegetariano di turno condizionava tutti i presenti con la sua tolleranza-intolleranza verso i carnivori.
Gandhi, il vegetariano par excellence, precisamente vegano, diceva: “Bisogna che i vegetariani siano tolleranti se desiderano convertire gli altri al vegetarianismo. Adottate un po’ di umiltà”. Ecco, penso che anche a voi sia capitato che il vegetariano diventasse la star della serata. Se non è così siete stati davvero fortunati.
Sono vegetariana da tantissimi anni. Ero piccina e direi che non è stata una scelta religiosa. Neanche etica. Direi che ciò che mi ha allontanato dalla carne sia stato il suo odore forte. Ma per non rientrare anch’io nella categoria dei vegetariani di turno, salto l’approfondimento delle mie ragioni nell’abbracciare la fede vegetariana. Vi racconto un aneddoto che mi successe anni fa durante il corso di sommelier dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier) all’Hotel Parco dei Principi di Roma. Durante l’ultima parte del corso, precisamente il terzo livello, quello che esaminava la metodologia dell’abbinamento cibo-vino, il relatore all’inizio del corso, camminando tra i banchi d’assaggio, chiese: “Alzi la mano chi di voi è vegetariano?”. Ero la sola. Allora i colleghi carnivori si spaccavano in due per farmi immaginare la succulenza, l’untuosità oppure la grassezza dei vari tipi di carne quando dovevo compilare la scheda dove si cerca di decidere il giusto abbinamento con il vino. I miei amici carnivori di banco erano assai umili.
Il termine vegetariano proviene dal latino vegetus, che significa sano. Ecco, anche questo a volte fa parte della confusione che ha l’opinione collettiva nel far passare quel sano come vivere sano. Nella lunga lista dei vegetariani famosi troviamo, ad esempio,Tina Turner, Herman Hesse, John Lennon etc., ma direi che il loro vivere non è proprio un esempio di una vita immacolata. Fa piacere essere in compagnia del grande Enzo Maiorca, un vegetariano doc ed uno sportivo che con il suo corpo è entrato nella storia. Nella mia romantica immaginazione mi lascio incantare nel pensare che questo ammirevole siracusano è arrivato così lontano negli abissi, grazie anche al fatto che è vegetariano.
E mentre mia figlia piccola si gode il suo pollo che scrocchia, io serenamente mi mangio la mia patata. Ma non è bollente. Ecco perché sono convinta che c’è vegetariano e vegetariano.
Sarah Zuhra Lukanic

Crostata di carote
PASTA FROLLA
300 g farina
150 zucchero
150 burro
1 uovo e 2 tuorli
1 cucchiaino di lievito vanigliato
RIPIENO
230g carote
250g marmellata di arance
200g zucchero
50g mandorle senza buccia
10 amaretti
1 limone
3 uova
zucchero a velo
Preparare la pasta frolla e stenderla su una tortiera facendo anche il bordo (di solito avanza un po’ di pasta frolla perfetta per fare qualche biscotto!). Raschiare, lavare e grattugiare finemente le carote. Sbattere per un minuto un uovo intero e due tuorli con lo zucchero, tenendo da parte gli albumi. Mescolare le carote grattugiate, le mandorle tritate e la scorza di limone grattugiata alle uova. Spalmare il fondo della tortiera con la marmellata di arance, poi sbriciolare sopra gli amaretti. Montare a neve ben ferma i 2 albumi tenuti da parte e mescolare delicatamente il composto di carote (mescolare con una forchetta dall’alto verso il basso). Riempire la crostata con quanto preparato, livellare la superficie e cuocere nel forno a 180° per circa 25 minuti. Sfornare e lasciare intiepidire, quindi spolverizzare di zucchero a velo.
Maria Novella Pulieri

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