A KIEV CON KANDINSKY E A LETTO SENZA CENA
Nella cucina di Madama Ricetta, amiamo cucinare sorseggiando un goccio di buon vino e con la musica in sottofondo o con la radio accesa teniamo spesso tra le stoviglie un libro o un giornale aperto; ci piace, ci ispira. Noi crediamo ancora che esiste uno stretto rapporto indissolubile tra gli uomini e le cose e soprattutto tra le cose e chi le ha fatte. Per questo, oggi nello spazio di Piatti e Pennelli, sentiamo l’urgenza di condividere la bellezza e l’attualità di questa meravigliosa opera di Wassily Kandinsky “La grande porta di Kiev”.
Il russo Wassily Kandinsky, nasce a Mosca nel 1866, e dopo avere girato parecchio l’Europa e avere trascorso diversi anni tra Germania e Francia, torna nella sua città natale, ritenendo che le atmosfere russe siano per lui la sola fonte d’ispirazione. Egli fu considerato il padre dell’astrattismo e da bravo musicista fece delle sue tele il suo personale pentagramma, riuscendo a dipingere il suono dei colori, a dare forma a timbri, toni e volumi propri dell’universo delle sonorità. Le sensazioni accese e le percezioni cromatiche intense che lo invadevano quando la luce della sera cadeva sui tetti e sulle cupole di Mosca, provocavano in lui il desiderio di dipingere queste armonie cromatiche. Questi colori portavano in superficie la sua interiorità e come strumenti diversissimi, suscitavano in lui effetti di armonie. “Il sole fonde l’intera Mosca in un’unica macchia, che, come una tuba grandiosa, fa vibrare tutta l’interiorità, tutta l’anima, case, chiese rosa, lilla, gialle, bianche, azzurre, verde pistacchio, rosso fiamma, i prati di un verde crudele, gli alberi dal brontolio più profondo o la neve che canta con mille voci o l’allegretto dei rami spogli, l’anello rosso, rigido, muto delle mura del Cremlino e al di sopra, tutto dominando come un grido di trionfo, come un alleluia dimentico di se, la linea bianca, lunga, delicatamente forte del campanile di Ivan Weliky. Dipingere quest’ora, era per me la fortuna più impossibile e più alta per un artista.” Wassily Kandinsky.
Luoghi e atmosfere violati nella più intima armonia, folgorati da ben altre luci e tumulti oggi entrano nelle nostre case e non ci ispirano per mettere su una cena, non ci va di cucinare, ma solo di farci una tisana calda, per riscaldarci il cuore, ferito e triste.
Cecilia Puleo
TISANA SCALDACUORE
Ingredienti: alloro, fiori di camomilla, stecca di cannella, semi di finocchietto, scorzetta d’arancia biologica, limone biologico a fette, 1 quarto di mela, acqua, miele
Procedimento:
Mettete a bollire l’acqua in una pentolino in cui avrete messo 1 foglia bella grande di alloro, un cucchiaino di fiori di camomilla, la scorzetta d’arancio, un quarto di mela, mezza stecca di cannella e qualche seme di finocchietto. Spegnete dopo i primi bollori e lasciate in infusione coperta per 5 minuti, filtrate in una tazza in cui avrete messo una fetta di limone, dolcificate e bevete.
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