Basta un clik e casa tua diventa ristorante
Trasformare talento e passione in lavoro, attraverso idee nuove e accattivanti. Non c’è ricetta migliore contro la crisi. A dimostrarlo i protagonisti delle hidden kitchen, cuochi dilettanti che di tanto in tanto trasformano casa propria in ristorante, invitando a cena buongustai (paganti) mai visti prima. Il fenomeno – noto come social eating – è nato in Usa diverso tempo fa e si è rapidamente diffuso in Europa e in Italia negli ultimi anni. Complice, naturalmente, la rete. Alla base, l’idea che chiunque lo desideri, possa condividere le proprie doti culinarie al di là della solita cerchia di amici e parenti, senza i rischi, la fatica e le responsabilità di avviare una vera e propria attività di ristorazione. I tempi e i modi dei “secret restaurants”, sono assolutamente liberi: più volte a settimana, pochi eventi all’anno, o solo una tantum. Generalmente sull’idea del guadagno prevale la filosofia dell’ospitalità e dello scambio culturale, con un’attenzione particolare agli ospiti “stranieri”, che vengono messi a parte di tradizioni e segreti gastronomici da intenditori. E in Italia, ovviamente lo straniero può venire anche dalla regione o dalla contrada confinante. Homefood.it, la prima esperienza nazionale sul genere, nasce a Bologna addirittura come associazione no profit (patrocinata dal Ministero delle Politiche agricole), dove le “Cesarine”, maghe dei fornelli e custodi di antichi ricettari nostrani, invitano sconosciuti alla propria tavola per pura generosità. Con la crisi però i seguaci del “supper club” si evolvono e anche se ritengono ancora poco elegante parlare di “conto” a fine pasto, prevedono quasi sempre delle cosiddette donazioni che vanno al di là del semplice rimborso spese. A fare da apripista come al solito Milano, con il Ma’Hidden Kitchen Supper Club (www.mahkse), sito tutto in inglese dove per prenotare una cena nella casa super fashion di Melissa e Lele, coppia vincente in cucina e nella vita, bisogna scalare una lista d’attesa lunga mille persone. Top secret l’indirizzo, sino alla vigilia della cena. Sono solo due appuntamenti a settimana, d’altronde, per un massimo di otto commensali. È una regola che ritorna questa: tavolate uniche e “intime” dove oltre al cibo si condividono chiacchiere e svago. Il desiderio di incontrare nuove persone non è secondario a quello di mangiar bene, insomma. Per rendersene conto basta fare un giro su www.gnammo.com, la piattaforma di social eating più accreditata in Italia (10000 iscritti), su cui, previa registrazione, chiunque può promuovere un evento gastronomico e, appunto, “sociale”. Basta avere il pollice culinario e un’idea originale (come i menù tematici di Madama Ricetta!) o la disponibilità di una bella location (una casa con giardino per inaugurare l’estate, un terrazzo panoramico per attirare i turisti etc…). E il gioco è fatto. Sull’homepage numerosissime offerte in tutta Italia, con prezzo e data in bella vista. Grande fermento poi in questi giorni, grazie al progetto Digital Food Days, promosso proprio da Gnammo, fino al 19 maggio. Si tratta di un’iniziativa, costola del Digital Festival, che intende promuovere e approfondire il felice rapporto tra cultura digitale e cultura gastronomico, foriero di tante innovazioni. Sempre naturalmente partendo dalla tavola…
Silvia Gusmano

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