Expo fa i coperchi e non le pentole
Expo: 100 ettari di terreno nell’interland milanese e 145 Paesi chiamati a interpretare il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Tanta era la voglia di non perdere questo evento unico e tanta la mia passione per il cibo e tutto quanto ruota intorno ad esso, che ho acquistato i biglietti di expo molto prima dell’apertura. L’emozione è grande e all’arrivo mi coglie un primo momento di smarrimento, la maestosità della struttura salta subito agli occhi, ma gentilezza e competenza dei volontari ti mette subito a tuo agio, sono tantissimi tanto da non riuscire a contare il numero dei ragazzi che mi ha detto buongiorno e benvenuta. Varcato l’ingresso sembra di trovarsi in un immenso parco delle Nazioni, architetture e design in tutti gli stili del mondo; la rete del Padiglione del Brasile che ci riporta nella foresta amazzonica; la struttura a forma di cappello tipico del coltivatore di riso per la Thailandia; la cittadella fortificata araba del Marocco; il giardino verticale d’Israele. I padiglioni potenzialmente più interessanti, nonostante sia una giornata infrasettimanale, hanno lunghe file, per alcuni anche con due ore d’attesa. Ma ecco la sorpresa: all’interno regna il nulla! Contenuti scarsissimi, quasi elusivamente rappresentati con cortometraggi o filmati, freddi e di puro effetto scenico, note stonate che non si addicono al calore e alla sensualità del cibo. Nessuno rappresenta l’evoluzione alimentare nel proprio paese e scarsi sono i riferimenti al problema del cibo nel mondo e su quali possano essere possibili idee e soluzioni. Niente sulle frodi alimentari o sulle contraffazioni e di come porvi rimedio o sulla riscoperta dei cibi a kilometro zero e dei sapori di un tempo, dalla stagionalità alla buona qualità tendenza che ha riportato il tema cibo sulla bocca di tutti, in barba alla globalizzazione e l’omologazione imposta dalla modernità. Non mi aspettavo assaggini e botteghe alimentari, ma gli stand centrali con tutti i tipi di pane o di formaggio tutti rigorosamente in plastica fanno un po’ impressione! Anche i ristoranti di Eataly, cadenzati per regioni, sono piuttosto disorganizzati e troppo cari per essere strutturati come una mensa aziendale. Non male l’angolo dello street food, preso d’assalto dai visitatori, ma con spazi insufficienti per potersi fermare un attimo e gustare i cibi acquistati. Anche il decantato padiglione zero affronta il tema dello spreco alimentare in modo superficiale, un tema troppo importante per esaurirlo con la firma della “Carta di Milano” nel padiglione Italia. 8 miliardi di euro di cibo all’anno che vengono gettati nella spazzatura, nell’Expo di “Nutrire il Pianeta”, meritava un’informazione e divulgazione maggiore; la crescita della popolazione determinerà un aumento della produzione di cibo del 60% e noi oggi sprechiamo un terzo di questa produzione, qualcosa su prevenzione e attenzione agli sprechi non sarebbe stata fuori luogo. A conti fatti una giornata all’Expo, per una coppia, tra il biglietto e il viaggio in treno, costa qualche centinaio di euro, forse un weekend in un agriturismo è più istruttivo.
P.S. Per le signorine in gonna ricordo che il padiglione Italia ha il pavimento a Specchio …
MadamaRicetta
- febbraio 2024
- giugno 2015
- aprile 2015
- marzo 2015
- febbraio 2015
- gennaio 2015
- dicembre 2014
- novembre 2014
- ottobre 2014
- settembre 2014
- luglio 2014
- giugno 2014
- maggio 2014
- aprile 2014
- marzo 2014
- febbraio 2014
- gennaio 2014
- dicembre 2013
- novembre 2013
- ottobre 2013
- settembre 2013
- luglio 2013
- giugno 2013
- maggio 2013
- aprile 2013
- marzo 2013
- febbraio 2013
- gennaio 2013
- dicembre 2012
- novembre 2012
- ottobre 2012
- settembre 2012
- agosto 2012
- luglio 2012
- giugno 2012
- maggio 2012
- aprile 2012
- Giulia su registrati
- Conci su Un Pic Nic di Lusso
- Cecilia su Uova virtuose e cervelli di gallina
- Marzia su Benvenuti!
- sabrina su chi siamo
Lascia una risposta