San Martino e il suo infelice patrocinio
Tradizioni popolari e testi storici offrono tante e diverse versioni della Festa di San Martino e del suo infelice patrocinio. Storie fantasiose complici di ubriacature dovute ad abbuffate di castagne che tirano vino, novello per la precisione, solitamente leggero, fresco e vivace, e di facile sorso, dove i festeggiati si raccontano da protagonisti e non, storie di corna, facendosi beffe gli uni degli altri. San Martino, vescovo di Tours -in Francia- nella seconda metà del 300, doveva essere un personaggio molto singolare, poiché le leggende che gli sono state attribuite sono numerose, diverse e divertenti. In Abruzzo, ad esempio, la leggenda vuole che il Santo dopo la perdita dei genitori si vide costretto a badare ad una sorella, che sotto la sua sorveglianza lo ingannò restando incinta senza essere sposata. Per questo nel dialetto abruzzese è comune il detto: “Chiù sore ti, chiù corna purt” (più sorelle hai, più corna porti). Un’altra ipotesi lega la festa alle numerose fiere di bestiame, con cervi, mucche (animali per lo più muniti di corna…) che si tenevano proprio nel periodo attorno all’11 novembre, festa ancora ricordata a Roccacorga, in provincia di Latina, e a Ruviano (Caserta) dove c’è una vera e propria sfilata di uomini che indossano copricapo con corna di cervo. Nella cattolica capitale, invece, San Martino è ricordato come la festa dei mariti traditi anche detti “absit injuria verbis!” … appunto cornuti. Sempre per rimanere in ambito cattolico e romano intorno all’11 Novembre iniziavano le 5 settimane di Avvento durante il quale si praticava il digiuno e l’astinenza da ogni carne, compresa quella coniugale. Un periodo troppo lungo che induceva i mariti e mogli a pensar di prendersi qualche libertà in più fuori dal matrimonio e si affidavano a San Martino affinché vegliasse sull’onorabilità del focolare domestico. Andando a ritroso nel tempo ne troviamo radici arcaiche anche nella mitologia latina infatti sembra che il deus Marte (di cui Martino è il diminutivo) Dio della guerra, ebbe una relazione con Venere, Dea dell’amore. Vulcano, Dio del fuoco e marito di Venere, li colse in fragrante e li rinchiuse in una rete di ferro esponendoli al pubblico scherno degli altri Dei. Ma gli Dei dell’Olimpo lo derisero rendendo la delusione di Vulcano più atroce per questo si suole dire: “cornuto e mazziato”. Insomma tradizioni orali che vanno scomparendo. Allora che ben vengano i festeggiamenti di San Martino, che celebra la nostra cultura popolare ricordata attraverso proverbi e detti, leggende, santi e dei, e perché no, attraverso grandi abbuffate, castagne e vino.
Ivana Santomo
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