Se la formica fa chic
Non è la prima volta che l’Occidente scopre, ciò che nell’altra metà del pianeta è “l’acqua calda” e lo trasforma in una moda. Soprattutto a tavola. È il caso dell’ agricoltura urbana di cui ci siamo ampiamente occupate o delle mille e una ricette che vengono importate da Thailandia, India o Corea e proposte dai ristoranti esotici più in voga di Londra, New York o Milano. La storia si ripete questa volta con gli insetti. Da anni ormai la Fao raccomanda un maggior utilizzo di larve, formiche e scarafaggi nelle diete delle popolazioni che soffrono carenza di cibo, sottolineandone i vantaggi: il valore nutrizionale, l’ampia disponibilità, i costi ridotti o inesistenti. In molti Paesi s tratta solo di assecondare o incrementare abitudini consolidate. In Nigeria ed in Malesia le larve, insetto rurale ad alto contenuto proteico, vengono consumate direttamente dalle piante o arrostite allo spiedo. In Colombia si tostano le formiche come i pop-corn, mentre in Cambogia le tarantole fritte sono considerate un’autentica prelibatezza. Da provare, inoltre, le termiti abbrustolite in molti Paesi dell’Africa occidentale o le cicale bollite di cui vanno matti i cinesi. E da noi? Ricordo come un incubo il pranzo di Natale in cui venne servito con gran clamore un formaggio francese doc pieno zeppo di vermi. I padroni di casa e la commensale che lo aveva portato (in valigia?) dalla Provenza ne decantavano le qualità, mentre la sottoscritta si sentiva un po’ come Pretty Woman davanti alle escargot (il che non è male: sentirsi un po’ Julia almeno una volta nella vita). E ricordo il ribrezzo che mi facevano le pesche o le ciliege bacate da bambina in campagna, al pensiero di quel vermetto vagante per la polpa. In Italia non molti hanno un’esperienza maggiore in materia, se si fa eccezione per i patiti di lumache come il nostro corrispondente Gattocherampica. Nel resto d’Europa, invece, le tavole più all’avanguardia si stanno aggiornando. In una diffusa catena di supermercati olandesi, la Sligro, già da qualche tempo è stato inaugurato il reparto grilli, cavallette&company, mentre al Mad Food Symposium, rinomato evento gastronomico di Copenaghen incentrato sull’innovazione, quest’anno le formiche hanno spopolato. A promuoverle da fastidioso insetto a ghiotta pietanza, il master chef René Redzepi e il suo Noma, eletto per tre anni di seguito il miglior ristorante del mondo dalla giuria del “San Pellegrino World’s 50 Best Restaurants Award”. Nel suo sofisticato laboratorio, infatti, il cuoco danese ha nutrito le formichine con foglie di citronella e coriandolo per dar loro un sapore acidulo e gradevole. E le ha servite vive con salsa di yogurt. I partecipanti hanno gradito o, quanto meno hanno mostrato di gradire, perché in un happening tanto chic non si può certo storcere il naso per qualche antenna nera di troppo. Così, dopo quella sulle cicale, è arrivata per le povere, infaticabili operaie a sei zampe, la seconda grande rivincita.
Silvia Gusmano
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