crisi

The new frugality

the new frugalityIn quest’ultimo decennio e soprattutto negli ultimi anni, che vedono i paesi più industrializzati affogare nel mare della crisi, si va diffondendo sempre più un nuovo stile di vita, come commenta il Time: “the new frugality”. Non si tratta solo di una nuova tendenza che i superficiali liquidano con un “occorre fare di necessità virtù”, ma di una vera e propria consapevolezza basata sulla redistribuzione delle risorse. Abbiamo finalmente preso coscienza? L’attenzione di economisti e filosofi sull’argomento, induce a pensarlo: dalla nuova corrente del qubismo ossia del “quanto basta” -ultimo ebook di Guido Moltedo- alla fatica fresca di stampa, di Serge Latouche: “l’abbondanza frugale”. Se poi l’Economist arriva all’elogio dell’economia della condivisione e della Banca etica, la necessità di rivedere il nostro modello di sviluppo diventa più che una semplice teoria. Uscire dalla crisi quindi non significa ripristinare il precedente livello dei consumi. Il punto è ridurre i nostri bisogni e di conseguenza consumare meno. Serge Latouche suggerisce un modo di vivere che dia meno importanza al consumo di merci, e più energie alla convivialità, alla cultura, a forme economiche diverse quali l’economia solidale. Un nuovo modello di sviluppo fondato su un’idea di benessere più sobrio e meno effimero, che nell’immediato forse non fa bene all’economia ma che nel lungo periodo riveda e riequilibri le disuguaglianze sociali, figlie di questo mercato globalizzato. La gara alla sobrietà come sempre è partita dal basso: consumare insieme e consumare meno si diffonde velocemente sul web. Intere comunità usano le nuove tecnologie per consociarsi e risparmiare insieme, grazie alle pratiche ormai diffuse di prestito, di scambio, di condivisione, di baratto, di riuso, di donazione, di volontariato. Pensiamo ai gruppi gas (gruppi di acquisto solidale) al car sharing o bike sharing, ai condomini che si dividono le badanti, ai gruppi di acquisto di forniture elettriche. “La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi” Einstein.
Ivana

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La crisi secondo Einstein

“Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.

La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi.

Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.

Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro.

Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.”

Albert Einstein

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