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Semaforo rosso alla dieta mediterranea?
Lezioni di sana alimentazione dagli inglesi ci mancavano! Il popolo famoso per il consumo di cibi precongelati e dolci, vuole introdurre il bollino rosso sugli alimenti nocivi alla salute. Un sistema semaforico, specifico che indichi la presenza di grassi e grassi saturi, zuccheri e sale: verde per i cibi con i contenuti più sani, color ambra quelli intermedi, rosso per i più nocivi alla salute. Nel Regno Unito, non c’è mai stata una buona tradizione culinaria e due adulti su tre soffrono di malattie legate all’obesità, hamburger e patatine fritte (chips), e, sandwich fish & chips (pesce e patatine) hanno lasciato il segno. La nuova normativa ha allarmato, non poco, i nostri produttori poiché un quarto dell’export agroalimentare italiano finisce nei supermercati inglesi. Formaggi, prosciutti, salumi e sughi pronti rischiano di essere bollati in rosso: un vero e proprio attacco alla dieta mediterranea fatta di pasta, sugo e parmigiano. Favorevoli ad una corretta informazione sulle etichette dei prodotti, la proposta inglese però ci sembra un po’ riduttiva. Il semaforo rosso rischia di bollare, per il loro contenuto di grassi, anche prodotti sani ed importanti per la salute come il latte, l’olio d’oliva e molti altri. Informare correttamente si, ma questo non ci sembra il caso!
Ivana Santomo
leggi dal sole 24ore Bollino rosso sui cibi: l’apartheid alimentare di Londra
Occhio all’etichetta!
Siamo a meno di un mese dalla sfida tra Barack Obama e Mitt Romney. Elezioni importanti che, loro malgrado, rischiano di oscurare il contemporaneo referendum Californiano: la Proposition 37. Una legge, che in caso di approvazione, obbligherà a dichiarare in etichetta l’eventuale presenza di ogm nei prodotti alimentari. Se i sondaggi non sono così favorevoli ad Obama, sembrano esserlo alla Proposition 37: il 65% dei californiani, infatti, si dichiara favorevole all’etichettatura. Un terremoto economico per le grandi multinazionali come Monsanto, Nestlè, CocaCola, fermamente contrarie, che sentono profumo di perdite enormi per le loro aziende. Non è un divieto alla produzione ma solo un obbligo d’informazione, e non è cosa da niente.
L’etichetta, ormai, è il mezzo più diretto che il consumatore ha a disposizione per conoscere la qualità del prodotto. Sicuramente i cittadini a stelle e strisce, se informati, preferirebbero non consumare alimenti geneticamente modificati, questo è certo. E neanche noi. Voi direte che c’entriamo noi? In Italia la produzione di ogm per ora è vietata, ma l’import non ha restrizioni. Così i 2/3 delle farine che importiamo per la nostra pasta, il 50% del latte estero usato per fare i formaggi, le passate di pomodoro ecc…, possono contenere ogm “a nostra insaputa” come direbbe qualche politico nostrano.
E allora, oltre a fare il tifo per Obama, che si è ripetutamente speso per convincere Angela Merkel ad ammorbidire la linea del rigore imposta dal governo tedesco ai colleghi europei, tutti a fare il tifo per il buon esisto della consultazione californiana. Essa infatti comproterebbe un duplice vantaggio: per i consumatori americani e forse un incremento dell’export dei prodotti made in Italy senza ogm.
Ivana Santomo
leggi anche l’articolo di Carlo Petrini presidente di slowfood
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