Fa sempre bene mangiare il pesce? mangiare il pesce
Fa sempre bene mangiare il pesce?
Che mangiare pesce faccia bene, soprattutto ad alcune età e in alcune condizioni (in gravidanza e durante l’allattamento) è una certezza. Diverse autorità nazionali e internazionali ci suggeriscono da tempo di consumarlo due, tre volte a settimana, soprattutto nei primi anni di vita e Madama Ricetta si è già occupata di sfatare alcune leggende in tema. Ad esempio: non necesariamente il pesce è più costoso o complicato da cucinare rispetto alla carne. E, al contempo, oltre a proteine, minerali e vitamine di alta qualità, contiene acidi grassi unici e fondamentali al nostro organismo. Il pesce apporta un contributo decisivo sia allo sviluppo neurologico, sia al sistema cardio-vascolare, diminuendo il rischio di infarti, e può avere un effetto benefico negli stati infiammatori, come l’artrite, o addirittura aiutare la prevenzione di alcune forme tumorali. Eppure…va acquistato con alcune cautele. Risale al 2010, un rapporto della Fao e dell’Oms che analizza rischi e benefici del consumo di pesce, prendendo in considerazione da una parte il suo alto valore nutritivo e dall’altra, l’accertata presenza, soprattutto in alcune specie, di contaminanti (in particolare metilmercurio e diossine). È quindi importrante che il consumatore conosca alcune regole. I contaminanti si accumulano soprattutto nei grandi pesci predatori – come il pesce spada, la ricciola e il tonno – che vivono più a lungo e si nutrono di altro pesce. Quindi bisognerebbe evitare di portare in tavola queste specie più di un paio di volte a settimana e limitarsi ad una sola nel caso di donne incinte e bambini piccoli. Alternare le varie tipologie di pesce può essere d’aiuto in tal senso e da altri punti di vista. È sempre la Fao, a raccomandarci di prendere in considerazione la questione della sostenibilità ambientale. Il depauperamento dei mari e della loro fauna è sempre più grave, molte specie spono sparite e l’ipersfruttamento di altre crea seri problemi all’ecosistema. Anche i pesci di allevamento pongono problemi ecologici: per produrre mangime, infatti, si impoveriscono gli stock ittici del mare e spesso per ripulire le vasche si rilasciano nell’ambiente acque contaminate (dalle deiezioni degli animali, dai farmaci veterinari). Il consumo di specie in grave declino (pesce spada, tonno) e di specie che devono essere allevate o importate andrebbe evitato, mentre bisognerebbe privilegiare esemplari dei nostri mari, scegliendo ad esempio i piccoli pesci azzurri (sardine, alici) che tra l’altro sono particolarmente ricchi di acidi grassi. L’origine e la tracciabilità del pesce tramite apposite etichette informatve è d’altronde un obbligo per qualsiasi venditore che deve comunicare all’acquirente il nome del pesce, il metodo di produzione (mare o allevamento), la zona di cattura. Su quest’ultimo fronte, fa fede la divisione in zone stabilita dalla Fao, secondo lo schema qui riportato.
Ad ogni mare corrisponde un numero, riconosciuto a livello internazionale: teniamolo presente!
Silvia Gusmano

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