petrini
Pronto? Sono Francesco!
Le telefonate di Papa Francesco, sono diventate routine, dal calzolaio di fiducia, all’edicolante di Buenos Aires –perché sospendesse l’abbonamento ai giornali-, dallo studente di Padova alla moglie dell’imprenditore ucciso: quasi non ci facciamo più caso. Questa settimana la telefonata è toccata a Petrini, il fondatore di Slow Food e Terra Madre. Di cosa hanno parlato Carlo e Francesco? Certo delle loro origini comuni nelle langhe piemontesi ma anche e soprattutto di ambiente, immigrazione, e degli umili del mondo. Degli ultimi che cercano di difendere la loro terra e l’economia rurale, unica risorsa per i più deboli. “Di un mondo povero, che però difende il seme della propria terra” ha detto Petrini, raccontando la telefonata, dove “il ragionamento di fondo è ruotato attorno alla necessità di portare avanti un’economia agricola di sussistenza, e non di accaparramento”. Per Carlo Petrini è la battaglia di una vita. Una battaglia che lo ha visto protagonista al Forum Permanente delle Nazioni Unite sulle questioni indigene. Non era mai successo che un esponente della società civile non appartenente alle popolazioni indigene intervenisse all’assemblea sulla sovranità alimentare e salvaguardia della biodiversità, in una parola del diritto al cibo. Un argomento di cui Slow Food si occupa da tempo con la rete di Terra Madre che riunisce al suo interno agricoltori, pescatori, cuochi ed esperti da tutto il mondo. “La reintroduzione di produzioni alimentari locali è la risposta per nutrire il pianeta” afferma Petrini “è l’attivazione della vera democrazia, la partecipazione di tutti per il bene comune. Per troppo tempo la produzione del cibo ha voluto estromettere o limitare i saperi delle donne, degli anziani e degli indigeni, relegandoli al fondo della scala sociale. Ma il monito della Natura è ben più grave della crisi finanziaria, ci chiama a riflettere su un destino tragico per l’esistenza stessa dell’umanità, se non si cambiano marcia e percorso. E proprio “gli ultimi” saranno quelli che indicheranno la strada giusta. Avremo bisogno della sensibilità delle donne e del loro pragmatismo, della saggezza degli anziani e della loro memoria, ci accorgeremo che i popoli indigeni hanno la chiave per un approccio più sostenibile al diritto al cibo, perché da sempre praticano l’economia della natura». Un tema caro anche a Papa Francesco, che insieme a Carlo Petrini, ci incoraggia a ricercare nelle nostre tradizioni sistemi alimentari più sostenibili.
Ivana
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