Uova virtuose e cervelli di gallina
Più pragmatico del filosofo, il consumatore informato non ha dubbi: nasce prima la gallina dell’uovo. O meglio, da una gallina felice, nasce un uovo più buono. Ogni italiano consuma in media quasi 14 chili di uova all’anno – in parte in maniera indiretta tramite l’assunzione di altri alimenti – e nell’80 per cento dei casi provengono da galline maltrattate: le pennute, infatti, vivono a milioni chiuse in gabbie minuscole senza la possibilità di stendere le ali o appollaiarsi: stressate, depresse, arrabbiate. Come le celebri protagoniste di “Galline in fuga”. Preoccuparsene non è fisima da animalisti, ma segno di civiltà e di intelligenza. Possiamo fidarci di uova covate alla svelta in batteria – a seguito di chissà quale alimentazione – e raccolte da nastri meccanici che scorrono sotto le gabbie? Anche no. Prima della nostra coscienza, è la nostra salute a chiederci di comprare uova prodotte da galline libere. Farlo, secondo la Lav (lega anti-vivisezione) richiede solo tre secondi di tempo: basta sapere dove guardare. Non sulla confezione che in maniera ingannevole spesso raffigura prati verdi e pollastre sorridenti, ma sull’uovo stesso che, per legge, riporta sempre stampata sul guscio la propria carta d’identità. Come vedete nello schema qui riportato ogni numeretto veicola un’informazione, ma a noi consumatori intelligenti, è sufficiente guardare il primo. Quattro le possibilità: 0 (agricoltura biologica), 1 (allevamento all’aperto), 2 (allevamento a terra, ossia senza gabbie, ma al chiuso in spazi ristrettissimi, senza finestre), 3 (in gabbia). Quest’ultima modalità dovrebbe essere cambiata dallo scorso gennaio, grazie a una direttiva europea, che ha messo fuori legge le gabbie grandi come una scatola da scarpe per imporre quelle che consentono alla pennuta un minimo di spazio vitale. Purtroppo però molti allevatori contando sulla scarsità di controlli, per evitare spese, continuano una produzione illegale e, in ogni caso, noi ci chiediamo: perché non impiegare tre secondi per scegliere un uovo più giusto? La regola da seguire è semplice: 0 e 1 vanno bene, 2 e 3 vanno scartate. Elementare, anche per un cervello di gallina.
Silvia Gusmano
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Buonasera. A proposito di uova mi permetto di segnalarvi un ottimo produttore che vive bel cuore della campagna toscana: Paolo Parisi. Alle sue galline livornesi, che sono libere di muoversi, offre come cibo pane imbevuto nel latte di capra (della sua fattoria). Le uova del Parisi oltre ad avere un sapore unico (da provare al tegamino con il tartufo), sono molto apprezzate dagli chef, soprattutto francesi. Qualità, rispetto degli animali e dei controlli trovano in questo prodotto un perfetto equilibrio. Per fortuna nel nostro paese esistono queste piccole grandi realtà.
Buona giornata, Cecilia da Livorno